Pattern and Decoration. Viaggio al termine del modernismo

Abstract

Il movimento Pattern and Decoration, emerso a New York a metà degli anni Settanta, ha costituito una delle più significative reazioni ai riduzionismi minimalisti e concettuali della stagione artistica precedente. Questo fenomeno ha anticipato alcune problematiche fondamentali dell’arte degli anni Ottanta quali il ritorno alla materialità dell’opera, il recupero dei valori sensibili di forma e colore e soprattutto il riscatto della decoratività, ancora considerata minoritaria rispetto ad altre modalità dell’immagine. Sostenuto dalla gallerista Holly Solomon e dai critici Amy Goldin, John Perreault, Jeff Perrone e Francesca Alinovi, questo movimento ha conosciuto un immediato successo, seguito purtroppo da un rapido declino. La sua riscoperta si rivela tuttavia necessaria, come attesta la concomitanza di alcune mostre tenutesi di recente in importanti musei europei e statunitensi. Attraverso la proscrizione del formalismo avanguardista e un diretto confronto con le logiche del Kitsch, Pattern and Decoration ha segnato la fine della modernità e dei suoi modelli razionalizzanti, decostruendo i canoni del modernismo e legittimando un’estetica multietnica e pluralista. Le strategie operative della Pattern Painting sembrano inoltre rispecchiare fedelmente alcuni concetti fondamentali della postmodernità più matura, con particolare riferimento al pensiero di Gilles Deleuze e Félix Guattari. Allo spazio “striato” della modernità, basato su criteri razionalizzanti, i due filosofi contrappongono infatti lo spazio “liscio” della postmodernità, che segue la logica del patchwork e costituisce il paradigma ideale di una cultura nomade, sincretica e rizomatica. A partire da tutte queste considerazioni, il saggio mette a fuoco i presupposti estetici del movimento prendendo in esame le riflessioni critiche di Goldin, Perreault, Perrone e Alinovi e le poetiche di alcuni esponenti, tra cui Valerie Jaudon, Robert Kushner, Kim MacConnel, Joyce Kozloff e Miriam Schapiro. Il confronto con le teorie di Deleuze e Guattari e di altri autori impegnatisi nella rivalutazione del decorativo permette di confermare ulteriormente l’importanza della sua proposta per il clima culturale degli anni Ottanta.