Per un’estetica e una storiografia crip nella moda: ripensare i canoni attraverso la visibilità radicale e lo sguardo algoritmico

Abstract

Questo studio propone una critica radicale del sistema della moda contemporanea attraverso la lente dei Disability Studies, con l'obiettivo di delineare i contorni di un'estetica e di una storiografia crip. Muovendo da un'analisi delle dinamiche di esclusione, adattamento e cooptazione che caratterizzano il rapporto tra moda mainstream e disabilità, il paper interroga gli assunti normativi non dichiarati che governano il settore. Attraverso la grammatica critica offerta da autori come Tobin Siebers, Rosemarie Garland-Thomson e Stuart Hall, si mappano le geografie del potere che legano il valore del corpo alla rappresentazione. L'analisi si estende allo sguardo algoritmico, indagando come le nuove tecnologie di visibilità possano rinforzare o, al contrario, sovvertire i canoni abilisti. Il saggio argomenta per un'estetica della disabilità come forma di attivismo, una pratica di "visibilità radicale" che espande le possibilità creative contro la standardizzazione produttiva. Infine, si delinea una traiettoria futura per gli studi sulla moda, proponendo una metodologia per "crippare" la storiografia del settore. Si avanza l'urgenza di passare dalla mera rappresentazione all'incarnazione, teorizzando una nuova storiografia digitale che documenti e valorizzi le pratiche, i designer e i manifesti che costruiscono attivamente una moda crip.