Walter Albini sulle note del Camp

Valentina Rossi

doi:10.6092/issn.2611-0563/18499

Autori

Valentina Rossi Università di Parma

È dottore di ricerca all’Università di Parma, storica dell’arte e curatrice. Attualmente è assegnista di ricerca all’Università di Parma per il PRIN 2022 - 2025 La fotografia femminista italiana. Politiche identitarie e strategie di genere, è stata inoltre assegnista di ricerca nel 2020-2021 sempre presso l’Università di Parma per il progetto Mostre virtuali e valorizzazione del patrimonio culturale: il design italiano, e borsista di ricerca nel 2022 presso CSAC, Centro Studi Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma per il progetto biennale Storie di fili. È laureata al DAMS dell’Università di Bologna, dal 2013 è nella redazione della rivista scientifica Ricerche di S/Confine, dal 2012 è curatrice di MoRE Museum (Museum of Unrealized Art Project) e dal 2020 è membro e fondatrice del gruppo di ricerca R.A.A.N (Ricerca Arte Ambiente Natura). Negli anni ha collaborato con varie istituzioni museali per progetti di ricerca, pubblicazioni e esposizioni come CSAC di Parma, MACRO di Roma, MAXXI di Roma, Arcos di Benevento, MSU di Zagabria e MAMbo di Bologna. Nel 2019 è autrice della monografia Tate Modern. Pratiche espositive (postmedia book, Milano) e ha curato il progetto di arte pubblica e il volume Nouvelles Flâneries (Silvana Editoriale, Milano, 2019). Nel 2021 e 2022 ha co-curato i volumi: Hidden Display. Progetti non realizzati a Bologna, 1975-2020 (MAMbo edizioni); Sissi. Abitolario. L'esistenza enciclopedica dell'abito nel verso linguisticato (Il Poligrafo, Padova); Il rituale del serpente. Animali, simboli e trasformazioni (Danilo Montanari editore, Ravenna); Storie di fili, (Il Poligrafo, Padova), e gli atti del convegno The Lockdown of the project (Ricerche di S/Confine, Università di Parma). Insegna Museologia del contemporaneo all’Accademia Santa Giulia di Brescia ed è docente del workshop di pratiche curatoriali all’Università di Parma, dove è ancora cultrice della materia. I suoi studi vertono principalmente sull'arte contemporanea, la fotografia, la moda, la museologia, le pratiche curatoriali e le digital humanities.

DOI:

https://doi.org/10.6092/issn.2611-0563/18499

Parole chiave:

moda, gender, camp, sfilate, Walter Albini

Abstract

A quattro decenni dalla morte di Walter Albini, questo studio propone una monografia basata su un'indagine d'archivio presso il CSAC, Centro Studi Archivio Comunicazione dell'Università di Parma, focalizzandosi sulla figura dello stilista Walter Albini, riconosciuto come il precursore del prêt-à-porter. Attraverso una ricerca d'archivio, l'autrice esplora uno dei fondi più significativi dello stilista, composto da 4191 materiali eterogenei. Concentrandosi sulla collezione maschile Autunno-Inverno 1975-1976, presentata al Ristorante Angolo di Milano nel marzo del 1975, l'analisi rivela il pionieristico concetto di gender introdotto da Albini, evidenziando un cortocircuito identitario con la modella Emy Vincenzini. Nella seconda parte, l'autrice analizza il concetto di Camp, seguendo le tracce aperte da Christopher Breward e le teorizzazioni di Susan Sontag. Esamina il citazionismo degli anni Venti e Trenta, la passione per l'Art Nouveau, l'interesse per la figura del dandy e Marlene Dietrich, oltre alla sensibilità verso l'estetica dell'androgino. Attraverso una prospettiva camp, Albini emerge come un creatore che sovverte le convenzioni binarie di genere, enfatizzando le trasformazioni identitarie durante le sue sfilate.

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