Political T-shirt: Un Capo Simbolo da Vivienne Westwood a Maria Grazia Chiuri

Autori

  • Eleonora Chiais Università di Torino

DOI:

https://doi.org/10.6092/issn.2611-0563/18457

Parole chiave:

Political T-shirt, Slogan Tee, Vivienne Westwood, Katharine Hamnett, Maria Grazia Chiuri

Abstract

Lanciata sul mercato statunitense nel primo decennio del Novecento come “bachelor suit” dalla Cooper Underwear Company, la t-shirt fu battezzata come tale solo qualche anno dopo quando, nel 1920, Francis Scott Fitzgerald inserì un riferimento alla maglietta nel suo This Side of Paradise. Da quel momento in poi la popolarità di questo capo d’abbigliamento crebbe fino a diventare un trasversale must have. La responsabilità dim questo successo (che esplose negli anni Cinquanta) fu duplice. Contemporaneamente grazie a quella semplicità che da sempre caratterizzava la t-shirt e aveva permesso, ai suoi esordi, di proporla come il capo perfetto per gli scapoli la tee divenne un’uniforme per i giovanissimi che la utilizzarono come capo simbolo della ribellione all’ingerenza della dominante borghesia. Attraverso questo meccanismo di appropriazione la genesi della political t-shirt era stata scritta: il più semplice dei capi era diventato una divisa. Partendo da queste considerazioni iniziali, il contributo - utilizzando la metodologia d’analisi delle fashion theories e, in particolare, gli strumenti semiotici - intende riflettere sull’evoluzione della t-shirt concentrandosi sulle scelte (e sulle conseguenze) comunicative messe in atto in tre casi specifici di political t-shirt (il modello a maniche lunghe "God Save the Queen" di Vivienne Westwood del 1977, la maglietta “58% Don’t Want Pershing” di  da Katharnine Hamnett del 1984 e la t-shirt “We should all be feminist” disegnata da Maria Grazia Chiuri per Dior nel 2017).

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Pubblicato

2023-12-20

Come citare

Chiais, E. (2023). Political T-shirt: Un Capo Simbolo da Vivienne Westwood a Maria Grazia Chiuri. ZoneModa Journal, 13(2), 79–89. https://doi.org/10.6092/issn.2611-0563/18457