La videomoda

Abstract

Fino a pochi mesi fa, se non fino a qualche giorno addietro, una delle convinzioni più ricorrenti del panorama giornalistico di moda è stata l’influenza della pandemia sull’arte del vestire. Nell’immaginario comunicazionale dei media, l’ombra lunga del Covid19 sembra essersi abbattuta come una scure capace di cambiare le regole dell’abbigliamento, di mutarne il Dna anche al livello delle forme. Chiaramente sarebbe assurdo sottostimare l’impatto di una simile tempesta epocale, ma è necessario stabilire un distinguo fondamentale: la nefasta presenza del virus ha stravolto il mondo della moda solo ed esclusivamente dal punto di vista della comunicazione e non ha minimamente intaccato la forza degli stili. In una sintetica carrellata di esempi, questo saggio si propone di indagare sul prima e sul dopo, sull’utilizzo del video come medium espressivo, ravvisando una piena continuità di contenuti di là e di qua dello spartiacque pandemico. Da tempo, oramai, i fashion film sono fatti oggetti di una cura e di un’attenzione non di rado condotte dai grandi registi del cinema; raggiungono gli esiti più sperimentali dell’arte contemporanea, sfociano in soluzioni, effetti e ambientazioni passibili di gareggiare con i migliori videoclip della musica o con i videogiochi più spettacolari.