Punto di rottura: l’immutabile moda maschile e un magazine che nasce per abbattere gli stereotipi del maschilismo
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https://doi.org/10.6092/issn.2611-0563/14888Parole chiave:
Moda maschile, patriarcato, L’Uomo Vogue, Flavio Lucchini, stereotipoAbstract
Alla fine degli anni Sessanta l’arrivo nelle edicole italiane di L’Uomo Vogue provoca una disruption con la cultura maschile dominante. Pur essendo un magazine pensato per un uomo di cultura media e di estrazione borghese, il magazine riesce a legare la moda alle culture dell’avanguardia del periodo mescolandone i riferimenti estetici con il cinema, la musica, la letteratura… E diventa un mezzo attraverson il quale costruire una diversa consapevolezza che liberi i maschi dalla prigione dei cliché di genere che li tiene prigionieri di una mentalità retrograda e conservatrice talmente tanto difficile da cambiare che, nonostante molti tentativi, ritorna sempre al punto di partenza, dove ritrova le sicurezze che la nutrono in eterno. Un accenno storico sulla nascita e sul nutrimento culturale degli stereotipi patriarcali porta all’esempio di un tentativo di cambiamento nella seconda metà del secolo scorso che arriva attraverso il primo mensile di moda maschile italiano in un momento storico in cui il nostro Paese non ha ancora fatto conquiste moderne di civiltà sociale, come ad esempio la legge sul divorzio, mentre il mondo sta per scoprire le richieste di modernità sociale del Sessantotto. Un escursus chiuso dalla testimonianza di Flavio Lucchini che quel magazine l’ha fondato e diretto.
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