ZoneModa Journal. Vol.8 n.1 (2018)
ISSN 2611-0563

Daniela Baroncini, Scrittrici e giornaliste di moda, Bruno Mondadori, 2018

Giampaolo ProniUniversità di Bologna (Italy)

He is professor of semiotics at the University of Bologna, Dept. for Life Quality Studies, and at ISIA (Higher Institute for Industrial Art) in Faenza. His research interests include the semiotics and philosophy of Charles S. Peirce, qualitative analysis of consumption behaviour and urban spaces, and the semiotics of design. He has worked as a writer for press, radio and television. He also writes fiction and has published several novels and stories.

Pubblicato: 2018-07-24

L’esplorazione dell’intreccio tra moda e letteratura, inaugurata da Daniela Baroncini nei volumi La moda nella letteratura contemporanea (Milano, Bruno Mondadori, 2010) e Artifici del piacere. Moda e seduzione femminile nella modernità letteraria (Roma, Carocci, 2014), continua Con scrittrici e giornaliste di moda, che estende una linea di ricerca per molti versi inedita. Questo libro analizza infatti per la prima volta le intersezioni tra letteratura, moda e scrittura giornalistica attraverso la figura ibrida delle scrittrici giornaliste, per lo più dimenticata nel panorama degli studi critici, rivelando una costellazione di letterate che raccontano negli scritti mondani l’evoluzione della femminilità, dalla femme fatale alla donna emancipata, dalla seduzione artificiale e raffinata della Belle Époque sino all’Eva contemporanea, lungo un complesso cammino di conquiste e contraddizioni. In realtà l’apparente frivolezza delle cronache mondane illumina uno dei fenomeni più rilevanti della modernità tra Otto e Novecento, vale a dire la nuova centralità della donna e la rivendicazione della libertà del corpo e del pensiero, contro le repressioni della cultura occidentale costantemente dominata da tendenze misogine, come scrive Daniela Baroncini nell’introduzione Nonsolorosa: scrittrici, moda e mutazione femminile: “In questo ambito assume un rilievo sorprendente la scrittura della moda, la quale esce dalla marginalità imposta da un pregiudizio prevalentemente misogino e retrogado, per diventare un angolo privilegiato di osservazione dei costumi sociali e dell’evoluzione antropologica, con attenzione speciale all’identità femminile” (p. 1).

Si tratta della prima monografia dedicata alle scritture femminili della moda, nata dall’esigenza di sondare un campo ancora trascurato, ma denso di suggestioni e sorprese per quanto riguarda il tema della moda scritta e le trasformazioni sociali, interpretate da straordinarie penne muliebri capaci di distillare verità senza tempo dall’effimero degli abiti e degli ornamenti. Il volume propone una scelta di voci significative tra Otto e Novecento in un orizzonte prevalentemente italiano, che tuttavia non tralascia esempi stranieri come Virginia Woolf, Gabrielle Colette, Zelda Sayre Fitzgerald, Angela Carter, Susan Sontag, Diana Vreeland. Il percorso presenta una struttura tripartita, dalle prime scritture italiane della moda analizzate in Pioniere della scrittura di moda, che comprende i capitoli su “Matilde Serao inventrice dello stile italiano della moda” e “Penne di moda tra giornali, salotti e sartorie”, che fa emergere un sottobosco di scrittrici rimaste prevalentemente nell’ombra, tra cronache mondane, galatei, racconti sentimentali, autentici archetipi di una scrittura della moda sovente congiunta alla riflessione sul ruolo della donna e alla militanza femminista, in particolare Carolina Lattanzi, Virginia Tedeschi Treves (Cordelia), Maria Antonietta Torriani (Marchesa Colombi), Rosa Genoni, Olga Ossani (Febea), Anna Piccoli Menegazzi (Mara Antelling), Evelina Cattermole (Contessa Lara), Maria Volpi Nannipieri (Mura), Alba de Céspedes.

La seconda parte Dalla “femme fatale” all’emancipazione nella prima metà del Novecento è costituita da un capitolo interamente dedicato a “Amalia Guglielminetti e le seduzioni della donna moderna”, in quanto incarnazione paradigmatica di scrittrice e giornalista di moda, nonché interprete d’eccezione delle contraddizioni della condizione femminile sospesa tra gli artifici della femme fatale e il nuovo modello della donna forte, quasi androgina degli anni Venti e Trenta. Importante è poi il capitolo su “Irene Brin: lo stile dell’ironia” che prende in esame la scrittura elegante della “maestra di ‘futilità vertiginose’ e leggerezza tagliente” (p. 73): “Irene Brin fonda il nuovo stile dell’eleganza, attraverso una scrittura contraddistinta dall’ibridazione tra letteratura, arte e giornalismo, inventata per primo da d’Annunzio. Ma a differenza delle sontuose cronache dannunziane, pervase dall’estetismo e dall’ideale della bellezza perfetta, lo sguardo di Irene indaga costantemente sotto la superficie, denunciando con ironia l’uniformità degli stereotipi” (p. 79).

Il volume si conclude con La moda scritta tra stile, cultura e identità femminile, suddivisa tra gli “Intrecci sofisticati di Gianna Manzini” e “Camilla Cederna tra costumi e malcostumi”, fermandosi volutamente all’ultima vera scrittrice e giornalista di moda italiana, prima dell’avvento dell’èra digitale e delle trasformazioni radicali della scrittura della moda, che inaugurano un altro capitolo e, chissà, un nuovo libro. L’analisi di questi “classici” della moda scritta al femminile illumina pagine suggestive e inattese, in cui l’apparente leggerezza della moda si intreccia con temi fondamentali come l’evoluzione della femminilità, la questione dei generi e l’emancipazione in una prospettiva inedita, che diventa rilettura dei principali fenomeni della modernità attraverso il racconto tutt’altro che frivolo di abiti, costumi e stili di vita.