Ha da poco chiuso i battenti a Rimini, presso la sede del Teatro Galli, la mostra Le dame, i cavalier, l’arme, i motori (2 settembre-29 ottobre 2017) organizzata dal Comune di Rimini in collaborazione con l’Università di Bologna, D-Perf e Spidi. Ideata da Elisa Tosi Brandi dell’Università di Bologna e Thessy Schoenholzer Nichols del Textil Museum di San Gallo, la mostra ha destato molta curiosità e registrato una grande affluenza di pubblico. Tema portante dell’esibizione è stata la relazione tra il farsetto dei cavalieri medievali e le tute dei piloti del Moto GP, indumenti accomunati da alcuni accorgimenti sartoriali che nei secoli non sono cambiati perché fondati sulla funzionalità a cui erano e sono destinati.
La ricerca sull’ergonomia, la sicurezza e i materiali compiuta da chi progetta e produce le avveniristiche tute deputate ad agevolare i movimenti dei piloti in sella alle loro moto e soprattutto a proteggere i loro corpi dalle cadute che avvengono ad alta velocità è cosa nota al pubblico che segue questo genere di competizione sportiva. D’altronde una tuta di Valentino Rossi è esposta al Science Museum of London come oggetto rappresentativo di conoscenze tecniche tra le più innovative. Molti non sanno però che buona parte delle tute dei motociclisti vengono disegnate e prodotte in Italia da designer come Aldo Drudi e da aziende come la Spidi. Nota azienda con sede nel Vicentino che produce abbigliamento e accessori per i motociclisti, la Spidi ha accettato la sfida di partecipare all’ultimo segmento di una ricerca avviato dall’insegnamento di Storia del costume e della moda tenuto presso il Campus di Rimini da Maria Giuseppina Muzzarelli che da alcuni anni con Elisa Tosi Brandi e la collaborazione di Thessy Schoenholzer Nichols promuove laboratori di sartoria storica al fine di conoscere i modelli sartoriali ideati e prodotti nel passato per studiarne caratteristiche e valutare una loro contemporanea proposizione. Alla Spidi è stato proposto di produrre due farsetti del XV secolo sulla base di cartamodelli originali ricavati dai corredi funebri di Pandolfo III Malatesta (1370-1427), padre del più noto Sigismondo Pandolfo (1417-1468) e Diego Cavaniglia (1456-1481), già studiato da Lucia Portoghesi e Paola Fabbri.
Ma facciamo un passo indietro: cosa c’entra la Spidi, che produce tute per motociclisti, con i farsetti maschili medievali? Lo abbiamo chiesto a Elisa Tosi Brandi, la quale spiega che entrambi hanno caratteristiche sartoriali analoghe finalizzate a sostenere i centauri sulle selle di cavalli e moto. In particolare farsetti e giubbotti da motociclista hanno maniche sagomate all’altezza del gomito, punto vita aderente e fasciante all’altezza delle reni, a volte un collo alto e imbottito, la cosiddetta «gobba aerodinamica» delle tute dei piloti del Moto GP che, in questo specifico caso, serve a proteggere l’area cervicale dalle cadute a terra, nel caso dei cavalieri medievali a proteggere la stessa area dal contatto con l’armatura. Già, perché il farsetto, indumento maschile che vediamo in numerose fonti iconografiche del basso Medioevo, nasce come abito imbottito da indossare sotto le armature al fine di proteggere il corpo del cavaliere dal diretto contatto con le piastre metalliche. I cavalieri passavano molte ore a cavallo, sul quale combattevano sopportando pesi che superavano i 50 kg tra armatura, scudo e spada ed avevano necessità di indossare abiti comodi che dovevano assecondare ogni movimento, svolgendo anche una protezione passiva. Ecco dunque svelate le caratteristiche comuni tra l’indumento antico e quello contemporaneo.
Secondo le studiose che si sono occupate di questo caso di studio, tali punti in comune derivano dalla meditazione, da parte dei rispettivi progettisti, su soluzioni analoghe rapportate ovviamente alle diverse funzioni che l’abito deve svolgere. Lo studio sulle fonti materiali originali antiche attesta un’elevata professionalità raggiunta dai sarti almeno fin dal tardo Medioevo, che i curatori della mostra hanno voluto mettere in evidenza esibendo la ricostruzione del farsetto italiano più antico conosciuto, quello appartenuto a Pandolfo III Malatesta, conservato presso il Museo civico di Fano. Ma per questa occasione si è andati oltre. Grazie alla Spidi e a Pietro Zanetti in particolare, capo del reparto Ricerca e Sviluppo dell’azienda, con i due farsetti riprodotti in pelle si è ottenuto il risultato sperato e cioè quello di mostrare, sotto una nuova luce, le soluzioni sartoriali medievali, rivelatesi utili per futuri sviluppi. Spinta dalla curiosità e dal desiderio di imparare nuove cose, nello stile che caratterizza l’azienda, Spidi si è rivelata un partner indispensabile non solo per la mostra, ma per la conclusione di questa ricerca che ha inteso mettere in dialogo due mondi così distanti, i cavalieri medievali e i motociclisti, accostabili attraverso il lavoro progettuale di abiti tecnici che supportavano e supportano le prestazioni di sicurezza dei centauri di ieri e di oggi.
Credits
Le dame, i cavalier, l’arme, i motori
A cura di: Elisa Tosi Brandi e Thessy Schoenholzer Nichols
Teatro Galli di Rimini
2 settembre – 29 ottobre 2017