ZoneModa Journal. Vol. 7 (2017)
ISSN 2611-0563

Giovanni Matteucci, Stefano Marino (Eds.), Philosophical Perspectives on Fashion, Bloomsbury Academic, 2017

Daniela BaronciniUniversità di Bologna (Italia)

Pubblicato: 2017-12-29

Keyword: Fashion; Philosophical Perspectives; Aesthetic

Nel variegato panorama di studi sulla moda, il libro di Giovanni Matteucci e Stefano Marino si distingue per scientificità, originalità del tema e del metodo di analisi, oltre che per il respiro internazionale della pubblicazione in inglese, con un’attenta selezione di contributi ad opera di autori prevalentemente stranieri. In effetti per la prima volta la moda viene interpretata attraverso diverse prospettive filosofiche, creando un connubio pressoché inedito, a colmare un vero e proprio vuoto negli studi su un fenomeno centrale nella modernità, nonché nell’intera storia dell’umanità, come sottolineano i Curatori nell’Introduction: Philosophical Perspectives on Fashion: “Fashion represents one of the most relevant, fascinating, and, to some extent, also difficult to comprehend, phenomena of the modern age, if not a phenomenon characterizing in various ways the entire history of the human species” (p. 1).
Se da una parte la moda ha suscitato l’interesse più o meno sporadico ed eterogeneo di filosofi attratti dal fenomeno vestimentario – dall’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert alla condanna di Rousseau degli abiti malsani e scomodi, dalla visione kantiana della moda come vanità e follia alla correlazione stabilita da Nietzsche tra la cosiddetta “forma dei molti” e l’atteggiamento servile di uomini e donne che diventano schiavi della bellezza –, assai rari sono tuttavia gli studi dedicati al rapporto tra moda e filosofia. In questo senso il libro realizzato da Giovanni Matteucci e Stefano Marino ha davvero il merito di inaugurare una nuova linea di ricerca, in perfetta coerenza con l’obiettivo annunciato nelle pagine introduttive, autentico manifesto di un approccio inedito al fenomeno della moda: “Our present goal lies precisely in the attempt to contribute to the filling of this gap by calling for a specifically philosophical in-depth analysis of fashion, where ‘specifically philosophical’ is referred here to intepretations and perspectives basically based on a conceptual approach” (p. 2).
Tutto da notare per la ricognizione accurata e la scelta critica degli esempi è il saggio di apertura di Stefano Marino, Philosophical accounts of fashion in the Nineteenth and Twentieth century: a historical reconstruction, in cui coglie i passaggi fondamentali dell’evoluzione dell’idea della moda attraverso due secoli di filosofia, a partire dalla riflessione di Christian Garve Ueber die Mode (1792), sino allo studio di Elizabeth Wilson, Adorned in Dreams (1985), non propriamente filosofico, ma giustamente considerato di grande rilievo per comprendere la dimensione estetica della moda.
La complessità del fenomeno è illustrata con magistrale acume critico da Giovanni Matteucci in Fashion: a conceptual constellation, che congiunge con estrema lucidità il sapere filosofico con la conoscenza profonda della moda in tutti i suoi risvolti, elaborando una vera e propria teoria della moda. In queste pagine si ridefinisce in maniera originale l’idea della moda attraverso principî basilari quali “The aesthetic as everyday practice”, “The aesthetic as dynamic field”, “The aesthetic as construction of the identity”, “The aesthetic as appearance of ephemeral”, e la rilettura di autori come Bourdieu, Danto, Goodman, Lehmann, Michaud, Wollheim, a comporre una costellazione insieme suggestiva e solidamente strutturata.
Seguono poi i saggi di Nickolas Pappas, Anti-fashion: if not fashion, then what?; Richard Shusterman, Fits of fashion: the somaestethetics of style; Lars Svendsen, On fashion criticism; Christian Michel, Thought without concept: Carol Christian Poell’s paradoxical aesthetics; Winfried Menninghaus, Caprices of fashion in culture and biology: Charles Darwin’s aesthetics of “ornament”; César Moreno-Márquez, Fashionable Protheus: essay on the euphoria of fashion for fashion’s sake in an age of shallowness; Elena Esposito, The fascination of contingency: fashion and modern society, in una molteplicità di prospettive che rispecchia perfettamente il criterio ispiratore di questo volume. Occorre pertanto rimarcare l’importanza dell’opera di Giovanni Matteucci e Stefano Marino, artefici di un libro senza precedenti che riunisce e coordina sapientemente voci plurime, in una polifonia internazionale e densa di suggestioni che ridefinisce la questione della moda aprendo nuove strade alle ricerche sul fenomeno più caratterizzante e pervasivo della modernità.