Questo numero di ZoneModa Journal (no. 1, 2025), curato da Carmen Concilio, si articola in modo da rendere manifesta la “svolta blu/verde” degli studi umanistici in relazione all’Antropocene; questa stessa tendenza verso un cambiamento di paradigma pervade la moda, lo stile e la consistenza dei tessuti così come di varie forme di testualità, e poi, le tappezzerie, il design e le applicazioni decorative, grazie all’utilizzo di nuovi materiali naturali, biologici e organici, ai coloranti naturali per la confezione di abiti, accessori, piccoli arredi e oggetti per la casa.
Un tale ventaglio di figurazioni — in particolare di motivi floreali e vegetali, ma anche la rilevanza di un immaginario acquatico — segna un recupero di quel che può ben essere considerata l’iniezione di un fervido immaginario floreal-vegetale — così come della linea curva — che ha caratterizzato l’Art Nouveau e la sua diffusione capillare. La vegetazione, rappresentata da un’estetica fito-poetica, così come da motivi e geometrie ispirati alla botanica, si è evoluta oggi verso un utilizzo innovativo di semi, fibre vegetali, scarti biologici, colori naturali, e riciclo di rifiuti — un altro modo di introdurre l’arte povera — che amplificano la nostra prossimità con- e discendenza da- natura. Queste pratiche sono evidenti in ambiti quali la moda e il design, il riciclo e riuso creativo, ma anche la rivendita di abiti vintage, produzione di borse e calzature, forme di artigianato per la produzione innovativa di gioielli, così come la stampa in 3D di accessori alla moda e oggetti d’arte.
I numerosi contributi transdisciplinari, qui ospitati, rendono ed espongono l’intreccio tra manufatti tessili e testuali, la realizzazione di stoffe, abiti, capi d’abbigliamento e accessori alla moda, oggetti d’arte, grazie a tipologie discorsive e analitiche letterarie, pittoriche e figurative, linguistiche ed eco-critiche.
Come conseguenza di tutto ciò il concetto di sostenibilità viene esemplificato secondo modi di guardare al mondo della moda e del design innovativi e molto specifici. Donne ‘vestite di natura’ nelle rappresentazioni artistiche e letterarie, da Flora, di Botticelli, alle raffigurazioni pittoriche del personaggio shakespeariano di Ofelia e a quelle ispirate alla figura di Lady of Shalott di Tennyson — seguendo un filo rosso che connette i Pre-Raffaeliti all’Art Nouveau, e poi al Secessionismo – ri-compongono e ri-con-figurano la continuità tra la figura femminile, i fiori, il mondo vegetale, e l’elemento dell’acqua, fino al punto che questi stessi elementi naturali divengono il tessuto, lo stile della trama e dell’ordito (anche testuale) e l’abito in versi, in pittura e in realizzazioni di alta moda e di haute-couture (Concilio-Mondo).
La biofilia e l’ispirazione dell’Art Nouveau, che sono alla base di questo numero della rivista, sono anche il cuore delle creazioni di Fortuny-Nigrin. La loro Fondazione e Museo, che è poi anche il loro atelier, ne conserva l’archivio. Riflessi e rifrazioni di cielo e d’acqua, ma anche decorazioni che imitano il giardino, così come stoffe e tappezzerie, arredi come le lampade, gli abiti, poi, incarnano un’attenzione speciale per il corpo, il costume e l’atmosfera. I colori del cielo, delle nubi, delle stelle e dei pianeti, ma anche dell’impalpabile e mutevole atmosfera, tutto ciò è a Venezia/è Venezia, che si trova sia dentro sia fuori il Museo, in una continuità di colori naturali, tessuti naturali, come la seta, e creazioni artistiche e sensoriali nuove. Quale specchio e riproduzione della Venezia di fuori, il Museo è spazio magico, in cui Venezia e la natura o la Natura di Venezia ri-vivono. La scenografia sperimentale e performativa di Fortuny fatta di luci e colori, i tessuti in seta, prismatici, che ri-flettono la luce e offrono esperienze sensoriali olistiche al visitatore gli valsero il soprannome Il mago di Venezia. I suoi costumi prediligono la linea curva e sinuosa, ma anche motivi tratti dagli “Erbari” collezionati e conservati dall’artista e da sua moglie. Fiori ben presto lasciano il posto a fauna e alghe marine; mentre l’abito Delphos segue le forme sinuose del corpo femminile; Proust e Heredia celebrano le creazioni Fortuny in letteratura. Infine, un’ulteriore incursione nel mondo naturale riguarda i pigmenti e i metodi di tintura adottati dai due artisti, che s’ispirano ancora una volta ai colori di Venezia, delle acque e dei cieli della Laguna, nel tentativo di creare una biofiliaca Arte Totale (Ciola-Chiusi-Vaccari).
Da tempi antichi e in varie culture, il ricamo ha duplicato il mondo della natura sia su tessuti naturali, come la seta, il cotone e la lana, sia con l’utilizzo di filati naturali, tinti in modo naturale. Questo accade per esempio nella tradizione del phulkari praticata in Punjab, ovvero “ricamo floreale”, così come nella tradizione del “punto pieno” in Europa. Con l’industrializzazione e ancora di più con la Grande Accelerazione, l’industria tessile e la produzione di abbigliamento hanno iniziato a causare l’inquinamento di corpi d’acqua, così come l’incremento nel consumo di risorse idriche. I mari e gli oceani sono assediati da microplastiche, inquinanti chimici e nucleari, zone morte e acidificazione. Tuttavia l’agentività oceanica e la forza metamorfica delle acque e delle correnti hanno ri-coperto e ri-vestito le statue e le sculture sottomarine di Jason deCaires Taylor, mostrando elementi naturali e vita organica quali forze creative nel disegnare, forgiare, plasmare e generare nuova vita e nuovi costumi per quelle che altrimenti sarebbero statiche sculture subacquee (Banga).
In modo simile, l’Onda di Hokusai è una stampa iconica riprodotta su tessuti di moda così come su abiti e calzature. La xilografia Under the Wave off Kanagawa di Hokusai è incarnata e incorporata nel poema The Hurricane del Premio Nobel per la letteratura Derek Walcott (Saint Lucia). In questo modo il poema stesso diviene una tela su cui tradurre, ma anche ri-produrre ekfrasticamente l’Onda e la sinuosità della sua linea curva, tipica dell’Art Nouveau, che è quindi contestualizzata in relazione alla schiavitù e alla storia coloniale, mentre tale motivo, in genere, è stato associato solo al gusto per l’esotico e a un certo manierismo giapponista. Il motivo dell’onda-montagna, simbolo e movimento che caratterizza Under the Wave off Kanagawa di Hokusai ri-emerge anche in una poesia della poetessa di Dominica Jean Rhys. La medesima forma geometrica ri-torna poi nell’ultima opera teatrale di Derek Walcott che si concentra sulla collaborazione tra Van Gogh e Gauguin durata due mesi, ad Arles, in Provenza, verso la fine del 1888. O Starry Starry Night ri-prende l’aguzza onda montante e delinea un movimento triangolare e circolare insieme, che incontra la poetica di Van Gogh. In questo caso, arte e letteratura, parole e stampe sono macchine-ricamatrici e la natura è un manto di maestria retorica e simpoietica, come direbbe Donna Haraway (Cimarosti).
Un excursus sul cappello quale dettaglio di moda, e in particolare di un cappello in fibre naturali, ispirato dallo stile liberty, riprende il filo del discorso sulle donne “vestite di natura” e sulle decorazioni floreali. Il cappello in oggetto è chiamato niniche, come l’eroina di una commedia popolare francese degli ultimi decenni del XIX secolo. La recitazione e performance teatrale, il mondo dello spettacolo (sia in Francia, sia in Italia), il mondo della natura, gli abiti e gli accessori sono qui tutti imbricati (Cacia).
Se il verde è il colore della vita vegetale e l’ecologia “green” rappresenta iconicamente “La vita sulla terra” (SDG n. 15) così come un ramo degli studi ambientalisti, la cosiddetta “ecologia blu” fa riferimento allo studio di corpi d’acqua e oceani, anche in termini di “Vita subacquea” (SDG n. 14), quale altro ramo importante degli studi sull’ambiente. Tuttavia gli studi sull’ecologia hanno a che fare maggiormente con i caleidoscopici colori dell’arcobaleno. Quindi, anche il giallo ha un suo posto sulla palette della natura. In particolare i fiori gialli e le fibre vegetali della Ginestra odorosa sono protagonisti di una riscoperta di tessuti naturali e pratiche sostenibili. Famosa negli anni del Fascismo, la ginestra, originaria della Toscana, più di recente è stata ri-scoperta e rivitalizzata in Calabria, in una combinazione di produzioni locali e regionali agro-tessili sostenibili, ecologiche e innovative (Papa).
L’estetica “green”, che è così prominente e importante oggi al punto da incitare un rinnovato interesse per la nostra prossimità con ciò che ci circonda, ha conosciuto altri momenti di popolarità. L’Art Nouveau è stato uno di questi momenti storici, in cui ha preso piede un fantastico dispiegarsi di motivi, decorazioni e disegni che rappresentano fogliame, tralicci, fiori, viticci e privilegiano la linea curva, arrivando a dominare l’immaginario artistico, l’edilizia, gli arredi urbani, insomma sia il privato, sia il pubblico. In modo simile, il movimento Arts and Crafts incoraggiava all’applicazione diffusa dell’arte e del manufatto, come reazione all’industrializzazione rampante e alla meccanizzazione delle produzioni. Oggi, l’industria della moda ha cominciato a guardare con attenzione alle pratiche sostenibili che rispettano l’ambiente e allo stesso tempo promuovono la ricerca della bellezza e della cura estetica in relazione all’utilizzo di nuovi materiali quali fibre naturali, bio-materiali, così come alle tinture naturali. Questa estetica “green” è anche un passo avanti verso una sensibilità etica (Maieli).
Un’applicazione etica ed estetica della vita organica alla moda può ottenersi con la stampa ecologica, in modo da colmare il divario fra arte, natura e produzione (in serie). Quindi la moda sostenibile privilegia tessuti biodegradabili, riciclabili o derivati da rifiuti. In ogni caso il materiale stesso diviene un mezzo concettuale. Tanta attenzione alla filosofia della sostenibilità ha avuto inizio con l’arte povera negli anni ’60, ma è ancora più rilevante oggi. In particolare la stampa ecologica, una tecnica che permette di decorare i tessuti utilizzando coloranti naturali, estratti da fiori, foglie, e altro materiale organico, evitando l’uso di inquinanti chimici, si armonizza al tempo in cui viviamo e dà vita a un nuovo modello di mercato sostenibile (Tessariol).
L’estetica e la ricerca della bellezza in una industria della moda che guardi con interesse alle problematiche ambientali e alla sostenibilità devono essere associate a pratiche etiche. Per questo marchi di moda francesi tendono a formulare discorsi sulla sostenibilità usando una terminologia scelta, elaborazioni concettuali complesse e cornici emozionali. Uno studio lexicometrico accompagnato parallelamente da sentiment analysis ha rivelato come i discorsi sulla sostenibilità siano strutturati intorno a tematiche chiave quali i materiali, la trasparenza e l’identità culturale, con grande enfasi sulla tracciabilità e la produzione responsabile. La comunicazione prodotta dall’industria della moda francese sembra privilegiare una certa sobrietà e una credibilità basata su dati di fatto e, con l’attuale, crescente pressione dell’urgenza ambientale, è interessante studiare l’evoluzione di tali strategie comunicative e discorsive (Mattioda-Civico).
Anche il design per la casa ha trovato nuove strategie per soddisfare la visione etica e i bisogni della nostra contemporaneità. Il mobilio e l’oggettistica d’arredamento hanno adottato materiali innovativi, quali il sughero, ad esempio per ri-proporre la poltrona-con-puff Up5-6 di Gaetano Pesce, oppure i vasi sospesi di Vibia per piante e fiorame, oppure il “lichene naturale stabilizzato” di Verdeprofilo in sostituzione della carta da parati. Queste sono tutte nuove frontiere per gli artefatti naturali, sostenibili, e green che creano una continuità tra esterno e interno, naturale e artificiale, design e adattamenti pragmatici pensati per la casa (La Fortuna).
In quest’ottica nuovi eco-materiali stanno prendendo piede e guadagnano visibilità, in particolare, nuovi filati che siano biodegradabili e compostabili, quali il PLA, oppure la bioplastica, e il PET, materiale termoplastico sintetico. Persino su scala domestica è possibile produrre nuovi accessori ecologici, quali ad esempio una collezione di borsette fatte di sostanze biodegradabili ed eco-compatibili, ispirate alla flora e alla fauna del Mediterraneo. Nel caso specifico di questa sperimentazione casalinga, chele di granchio, ricci marini, conchiglie e onde sono stati realizzati e ri-prodotti con una stampante 3D. Naturalmente queste sperimentazioni possono rappresentare una nuova frontiera anche grazie all’utilizzo di sementi, fibre e sempre nuovi materiali riciclabili (Amoroso).
In conclusione questo numero della rivista rintraccia la co-evoluzione di arte (letteratura, pittura, design), natura (corpi viventi) e moda in specifici momenti storici e movimenti artistici, fino al nostro tempo presente, così critico, in cui la nostra parentela con la natura necessita di essere ricordata, riallacciata con forza, ri-modellizzata e ri-contestualizzata. Ciò che rimane costante in tutti gli studi raccolti qui è il gusto estetico per la bellezza, accompagnato da pratiche sostenibili e dall’ecofilia. Le metodologie transdisciplinari qui dispiegate tengono insieme, come punti di ricamo, le trame di discorsi su arte, natura, corpo, casa, giardino, e oceano, in-vestendo le nostre menti con modi nuovi di pensare la natura, grazie a nuovi materiali eco-sostenibili, minore consumo di risorse e minore inquinamento. Alla fine, studiose e studiosi che hanno contribuito alla stesura di questo volume hanno di fatto anche esteso — secondo una pratica co-autoriale e co-sartoriale, un mondo di moda con ben note e innovative potenzialità eco-logiche.