ZoneModa Journal. Vol.14 n.1 (2024), V–VI
ISSN 2611-0563

Fashioning Masculinities. The Art of Cinematic Menswear

Ylenia CaputoUniversità di Bologna (Italy)

Sara MartinUniversità di Parma (Italy)

Roy MenariniUniversità di Bologna (Italy)

Pubblicato: 2024-07-11

Nel contemporaneo, la grande libertà creativa della moda ha spinto i designer ad abbattere e a mettere in discussione gli stereotipi legati al genere, al vestire maschile o al vestire femminile. Il numero monografico di ZoneModa Journal Fashioning Masculinities. The Art of Cinematic Menswear nasce dalla volontà di indagare il comportamento da parte dell’universo audiovisivo relativamente al costume di scena maschile, interrogandosi sui modi in cui viene interpretata in una narrazione finzionale la sempre più marcata fluidità di genere. Ma anche andando ad individuare gli elementi sostanziali del menswear, sul quale, ad oggi, molto poco si è scritto a differenza dell’abito di scena femminile.

Attraverso una costellazione di contributi dall’approccio multidisciplinare, Fashioning Masculinities. The Art of Cinematic Menswear propone un approfondimento su alcuni casi di studio eccellenti che vanno dall’industria cinematografica della Hollywood classica (il look di Cary Grant nell’articolo di Chiais e Bariselli) a quella contemporanea (Cillian Murphy da alieno a maschio Alfa nei ruoli interpretati in Peaky Blinders e Oppenheimer nel contributo di Meloni). Si interroga inoltre sul ruolo del costume nella ridefinizione di alcuni archetipi quali la figura mutevole del detective (Caoduro), fino a ricostruire l’immagine perpetua del personaggio fantastico di Dracula (Kiss con The immortality of Dracula’s fashion: The Man Behind the Cape) e quella queer, altrettanto imperitura, di uno dei protagonisti più importanti di sempre nel cinema hongkonghese e pioniere della moda, Leslie Cheung (Ronzhou).

Costruisce una rete di riflessioni in ambito nazionale che passano dalla rappresentazione del maschile nelle narrazioni criminali contemporanee di Mare fuori e Suburra (Tralli e Martina), a quella che oggi viene definita una nuova forma di “mascolinità personalizzata” nella cultura musicale hip hop (Gatti) per compiere infine un affondo sulla tradizione della scuola sartoriale “Made in Naples” che riveste un ruolo cruciale nella costruzione dell’abito maschile nella storia del cinema italiano e non solo (Caterino).

Se l’obiettivo era quello di porre l’attenzione sul ruolo del mensware nell’industria audiovisiva, il risultato — almeno così pensiamo — va al di là delle premesse spingendoci a riflettere con attenzione sulla volubilità del concetto di maschile e di femminile del costume di scena, dal momento in cui viene pensato e realizzato a quello in cui oltrepassa lo schermo per entrare nell’immaginario collettivo, influenzando e lasciandosi influenzare dall’industria della moda.