ZoneModa Journal. Vol.13 n.1 (2023)
ISSN 2611-0563

Moda in galleria

Simona MoriniUniversità Iuav di Venezia (Italy)

Pubblicato: 2023-07-25

Fashion in an Art Gallery

I clienti abituali della galleria di Annamaria Consadori in via Brera 2 a Milano, abituati a vedere i disegni di Steinberg, di Rauschenberg, di Pericoli, di Castellani, di Ventura e le mostre sempre raffinate e originali che la galleria ospita, si saranno certamente stupiti di vedere in vetrina abiti. Non abiti qualsiasi, naturalmente: abiti “d’epoca”, in alcuni casi veri e propri pezzi da collezione, che le amiche e habitué hanno messo in vendita. Il titolo dell’evento era: Lunga vita alla moda. Sosteniamo l’economia circolare. Vintage da collezioni private. Ogni abito è legato a una donna, a una storia, a una città, a una vita. Io per esempio ho messo in vendita un amatissimo giacchino di paillettes di Valentino che ha visto sfavillanti feste veneziane. O la mantella di velluto di seta con cappuccio di ermellino che portavo alla Scala e che ha sempre evocato la mia nostalgia per le serate ottocentesche in cui dai palchi si amoreggiava o si faceva politica. Certo nessuno di questi capi può competere con il kimono di seta bianca giapponese della ballerina che tutti vorrebbero conoscere.
Cosa significa quindi una mostra di abiti in una galleria d’arte? Da un lato, come sappiamo, che la moda è in molti casi una forma di arte, l’arte praticata da tempo immemorabile dalle donne, che in questo modo hanno prodotto bellezza ed eleganza (un elemento che condividono non solo con le altre arti, ma anche con la matematica in cui si parla di bellezza ed eleganza delle dimostrazioni). Dall’altro che se nelle arti leggiamo il gusto, la cultura e la sensibilità di un’epoca, nella moda tutto questo viene legato al corpo e ai suoi tanti modi di comunicare. Infine, questi abiti raccontano delle storie e in un’epoca in cui lo spazio pubblico (lo spazio dell’incontro, delle relazioni, della politica direbbe Hannah Arendt) è ridotto a spazio di consumo, la galleria può diventare al tempo stesso un luogo in cui si guarda e si racconta, ma anche un luogo di scambio, un nodo dell’economia circolare come si direbbe oggi, in cui anziché buttare “opere d’arte”, si può dar loro un nuovo corpo, una nuova storia e una nuova vita, come in un film di Max Ophüls.

Figura 1: L’interno della galleria.
Figura 2: Arte e moda.
Figura 3: L’esposizione, vista da via Brera.