I clienti abituali della galleria di Annamaria Consadori in via Brera
2 a Milano, abituati a vedere i disegni di Steinberg, di Rauschenberg,
di Pericoli, di Castellani, di Ventura e le mostre sempre raffinate e
originali che la galleria ospita, si saranno certamente stupiti di
vedere in vetrina abiti. Non abiti qualsiasi, naturalmente: abiti
“d’epoca”, in alcuni casi veri e propri pezzi da collezione, che le
amiche e habitué hanno messo in vendita. Il titolo dell’evento
era: Lunga vita alla moda. Sosteniamo l’economia circolare. Vintage
da collezioni private. Ogni abito è legato a una donna, a una
storia, a una città, a una vita. Io per esempio ho messo in vendita un
amatissimo giacchino di paillettes di Valentino che ha visto sfavillanti
feste veneziane. O la mantella di velluto di seta con cappuccio di
ermellino che portavo alla Scala e che ha sempre evocato la mia
nostalgia per le serate ottocentesche in cui dai palchi si amoreggiava o
si faceva politica. Certo nessuno di questi capi può competere con il
kimono di seta bianca giapponese della ballerina che tutti vorrebbero
conoscere.
Cosa significa quindi una mostra di abiti in una galleria d’arte? Da un
lato, come sappiamo, che la moda è in molti casi una forma di arte,
l’arte praticata da tempo immemorabile dalle donne, che in questo modo
hanno prodotto bellezza ed eleganza (un elemento che condividono non
solo con le altre arti, ma anche con la matematica in cui si parla di
bellezza ed eleganza delle dimostrazioni). Dall’altro che se nelle arti
leggiamo il gusto, la cultura e la sensibilità di un’epoca, nella moda
tutto questo viene legato al corpo e ai suoi tanti modi di comunicare.
Infine, questi abiti raccontano delle storie e in un’epoca in cui lo
spazio pubblico (lo spazio dell’incontro, delle relazioni, della
politica direbbe Hannah Arendt) è ridotto a spazio di consumo,
la galleria può diventare al tempo stesso un luogo in cui si guarda e si
racconta, ma anche un luogo di scambio, un nodo dell’economia circolare
come si direbbe oggi, in cui anziché buttare “opere d’arte”, si può dar
loro un nuovo corpo, una nuova storia e una nuova vita, come in un film
di Max Ophüls.
Moda in galleria
Pubblicato: 2023-07-25