ZoneModa Journal. Vol.12 n.1 (2022)
ISSN 2611-0563

Susanna Ausoni and Antonio Mancinelli. L’arte dello styling. Come raccontarsi attraverso i vestiti. Milano: Antonio Vallardi Editore, 2022

Luca FabbriUniversità di Bologna (Italy)

Pubblicato: 2022-07-11

Nell’Arte dello styling, libro scritto da Susanna Ausoni, stylist, consulente d’immagine e imprenditrice e da Antonio Mancinelli, giornalista, scrittore e critico di moda, si parla di un tema che caratterizza i processi creativi contemporanei: lo styling, il suo ruolo e influenza. Stilista e stylist sono termini ricorrenti e di uso comune, soprattutto quando si entra in relazione con la moda e l’apparire in generale. Spesso le due definizioni vengono a sovrapporsi e usate impropriamente. Stilista è la traduzione italiana di stylist? Che attività svolge uno stylist? Il consulente d’immagine è uno stylist? Nell’Arte dello styling è possibile trovare le risposte, precise e dettagliate, a queste domande (qualora si ignorassero ovviamente) e a tante altre, nonché conoscere e comprendere un mondo originale e inventivo venuto alla ribalta in tempi recenti; la diffusione dei social media ha infatti contribuito a rendere l’immagine centrale nella nostra cultura. Il neologismo “immagine instagrammabile” ne è una conferma. Lo styling è in questo modo diventato uno strumento potente ed efficace per comunicare con un nuovo linguaggio, assemblando e ricomponendo i vocaboli, già realizzati dai fashion designer, in delle frasi inedite. Ed è in questa reinterpretazione o risignificazione, che deve necessariamente partire da una chiara visione e immaginario dello stylist, il punto centrale di tutto. Lo stylist non produce oggetti, questo è un compito di altri, ma realizza la forma con la quale questi oggetti vengono presentati, portati, messi in relazione tra loro, che diventa il nucleo centrale dell’arte di styling; la missione di questo “visionario e immaginatore” diventa comunicare un nuovo messaggio, spesso anticipatore di quello che avverrà in seguito nella società, nato ri-creando una creatività precedentemente prodotta da altri. In definitiva la grande capacità di questo lavoro consiste “nell’immaginare le cose dove gli altri non le vedono e che ci fanno aprire gli occhi su un mondo, o meglio una maniera, di analizzare il mondo a cui non eravamo arrivati” e anche nell’essere “un procedimento che somiglia a quello dei grandi DJ autori della cultura del mash-up musicale, un lavoro creativo ideato fondendo due o più brani preregistrati…..dando vita a un risultato totalmente diverso”. Questa abilità di anticipare ciò che sta emergendo o avverrà a breve rappresenta uno dei grandi meriti della moda ovvero quello di interpretare e incarnare, sotto forma di abiti e soprattutto ora di immagini, le energie che animano la società. Cosi, ad esempio, Nicolò Cerioni con Achille Lauro e i Måneskin, e Susanna Ausoni con Alessandro Mahmoud, ci danno una rappresentazione diversa dell’idea tradizionale di “abito da uomo”, rivoluzionando le regole seguite da sempre ed entrando in sintonia con i nuovi concetti di genere, inclusione, parità sessuale. Se in origine pudore, protezione e decorazione erano le motivazioni principali, individuate da John Carl Flügel nel suo libro Psicologia dell’abbigliamento (1930), alla base del nostro rapporto con il vestire, nel tempo questo rapporto si è complicato fino al punto che “l’irrilevanza funzionale, in contrasto con il significato simbolico per l’espressività dell’io, è implicita in ogni moda”; oggi esprimere la propria personalità è il principio guida per le scelte di styling, dove lo stile diventa un mezzo per veicolare un messaggio. Nel libro vengono inoltre descritti i diversi ambiti nei quali si può operare con questa professione: editorial, commercial, wardrobe, celebrity, show styling. Questa classificazione ci testimonia la complessità ma anche il ruolo importante assunto da questa attività nel sistema della moda. Gli autori forniscono anche utili linee guide e consigli per intraprendere questo mestiere, sicuramente da conoscere per chi volesse esordire in questo settore. Interessante scoprire che si possa diventare anche stylist di sé stessi per meglio comunicare e rappresentare la propria personalità e identità: per fare questo è possibile trovare pratici consigli ed esercizi di styling che mettono in gioco le nostre abitudini e punti di vista, descritti nel libro con titoli divertenti a doppio senso, come “sarti di gioia”, “perdere il trend” o “accessorio necessario”. Questa professione ha operato dietro le quinte per lungo tempo. Da un punto di vista storico Rose Bertin, che potremmo definire una sorta di conseillère de mode della regina Maria Antonietta, sembrerebbe essere stata la prima stylist ante litteram nella storia. Oggi questa figura professionale, oltre a essere tenuta in grande considerazione, rappresenta una carriera desiderata da molti anche per essere il fattore determinante dell’affermazione e notorietà di molti artisti e brand. I nomi degli stylist hanno iniziato ad emergere ed è diventato comune cercare di conoscere il nome dello stylist che ha partecipato al successo di un cantante o di una sfilata. Nel finale del libro, troviamo una rispettosa celebrazione di alcuni noti personaggi, considerati icone di stile, creatori di “immagini che hanno fatto la storia” come Anna Piaggi o Manuela Pavesi. A conclusione della lettura, l’Arte dello styling ci fornirà tutte le conoscenze necessarie per comprendere questa figura professionale e le sue relazioni con la creatività, raccontandoci anche una prospettiva diversa sull’evoluzione della storia dell’apparire.