ZoneModa Journal. Vol.12 n.1 (2022)
ISSN 2611-0563

Cinzia Ruggeri. Cinzia says…. MACRO — Museo d’Arte Contemporanea di Roma. April, 14 2022–August, 28 2022

Elena FavaIUAV (Italy)

Pubblicato: 2022-07-11

Cinzia says… è il titolo dell’antologica dedicata all’artista-stilista-designer Cinzia Ruggeri, allestita nello spazio Solo/Multi del MACRO — Museo d’arte contemporanea di Roma sotto la direzione artistica di Luca Lo Pinto.

Milanese di nascita, ma legata per origini a una doppia V, la Venezia del padre Guido e la Vienna della madre Sari Degen, Ruggeri esordisce ancora diciottenne con una personale di pittura presentata a Milano presso la galleria del Prisma. La ricerca artistica pervade tutta la sua produzione e si perfeziona nel confronto con le discipline del progetto. È infatti convogliata nelle collezioni di moda, con cui si distingue nel panorama del prêt-à-porter italiano e internazionale, e da qui è trasferita nella progettazione di oggetti e ambienti da vivere con il corpo e con la mente.

Arte, moda e design sono dunque gli ambiti che Ruggeri ha esplorato senza soluzione di continuità, e soprattutto senza gerarchie, nel corso della sua lunga e multiforme carriera professionale che negli ultimi anni ha goduto di rinnovata attenzione soprattutto da parte della critica d’arte.

Con questo progetto espositivo, il MACRO — Museo d’arte contemporanea di Roma raccoglie una sfida ambiziosa, ovvero quella di offrire una lettura estesa, e il più possibile completa, del percorso di una figura irregolare che sfugge a qualsiasi classificazione o etichetta. E lo fa attraverso un lavoro di ricerca condotto sui documenti e sugli oggetti conservati nell’Archivio Cinzia Ruggeri a Milano.

In mostra si trovano oltre 300 opere, per la maggior parte concesse dall’archivio. Alcune provengono da collezioni private, tra cui la chaise longue Colombra (produzione Partner & Co., 1997) e il mosaico A Piedi Nudi a Murano realizzato a Ravenna con murrine di Venezia (2019), altre dal Nouveau Musée National de Monaco, come la serie dei venti Gioielli per lampadina, un progetto questo che attraversa quarant’anni di attività (1978–2018).

A differenza di altre personali di Cinzia Ruggeri, tra cui la più recente …per non restare immobili allestita a un anno dalla sua scomparsa presso Casa Masaccio — Centro per l’arte contemporanea (San Giovanni Valdarno, 2020), la mostra romana non prevede un percorso espositivo articolato in stanze tematiche. Si snoda in uno spazio continuo, scandito da sette isole di approfondimento e da tre pedane a gradoni praticabili che permettono ai visitatori di cambiare continuamente il proprio punto di osservazione sulle opere. Elemento unificante dell’ambiente è il colore rosa che, così come ha attraversato tutta la produzione di Ruggeri — femminilità progettante —, pervade gli oltre 1000 mq di Solo/Multi.

In mostra è riallestita l’ultima esposizione ideata da Cinzia Ruggeri nel 2019 per la galleria Federico Vavassori a Milano. la règle du jeu?, pensata come libera interpretazione dell’omonimo film di Jean Renoir, ha offerto all’artista il pretesto per sviluppare un racconto corale, composto da tante microstorie che, come piccoli rebus, si celano dietro gli oggetti. Alcuni di questi provengono dalla wunderkammer di Ruggeri, altri sono concepiti appositamente per la mostra nel 2019 e trattengono elementi del suo percorso circolare tra arte, moda e design.

Un’altra storia, o meglio una favola, è contenuta ne La leggerezza del peso. L’ambiente realizzato da Ruggeri insieme ad Hanif Jan Mohamed e Paolo Cremonesi per la quarta edizione della manifestazione veronese Abitare il tempo (1989), è ricreato per l’esposizione romana dopo un complesso restauro. Racconta di un ultimo elefante impossibilitato a riprodursi geneticamente che esplode e si perpetua negli oggetti d’uso domestico: un letto-ventre con un nodo d’amore a testata, una proboscide aspirapolvere, un pouf-zampa su ruote polifunzionale, una scarpa con naso e coda, e un pavimento di orme. Forme non convenzionali che rivelano una scelta progettuale precisa, ovvero la leggerezza dell’immaginazione offerta come rimedio al peso ideologico del funzionalismo.

Microstorie si celano nei capi delle collezioni donna a marchio Bloom e Cinzia Ruggeri, molti dei quali esposti per la prima volta dopo che negli anni Settanta e Ottanta sono stati presentati sulle passerelle del prêt-à-porter milanese: completi di lino con intarsi a trompe-l’oeil, camicie di seta con elementi mobili pensati per scaricare le nevrosi femminili, oppure frammenti di un’opera letteraria usati come etichette nella piccola collezione Giorni felici, citazione dell’omonima pièce di Samuel Beckett. In mostra sono presenti anche i capi delle due collezioni uomo Cinzio Ruggeri (A/I 1986–87, P/E 1987) progettate e realizzate dalla stilista per esplorare un’altra individualità, quella maschile, che coesiste armoniosamente con il femminile.

Allo stesso modo i suoi abiti diventano nel 1982 elementi narrativi dei paesaggi di finzione ideati da Occhiomagico e da Atelier Alchimia per le copertine dello storico mensile Domus, oppure sono utilizzati come veri e propri oggetti scenici per accompagnare i gesti della danzatrice Valeria Magli sul palco del Teatro di Porta Romana a Milano.

La componente spettacolare e performativa è presente in tutti i progetti di moda di Cinzia Ruggeri e supera la distinzione tra indumenti “reali” e “di finzione”. In più occasioni l’artista-designer ha dichiarato che il vestirsi è un gesto sempre intenzionale per mettere in scena se stessi. Questo concetto è espresso compiutamente nel video Per un vestire organico, progetto con cui Ruggeri partecipa al corso di fotografia tenutosi a Palazzo Fortuny a Venezia nel 1983. In mostra occupa uno spazio raccolto ed è presentato insieme al costume indossato dalla protagonista della performance, Valeria Magli, che proprio attraverso l’abito espande la sua conoscenza dell’ambiente esterno.

Oltre l’abito, che insieme veste il corpo e si adatta a manifestare emozioni, le ricerche di Ruggeri negli anni si sono estese allo spazio domestico, mantenendo la stessa coerenza e la stessa capacità di creare empatia con chi guarda e utilizza questi dispositivi felicitanti. Lo specchio Schatzi (produzione Rapsel, 1997) ha bracci snodabili per reggere oggetti e all’occorrenza consolare, la ceramica Calma piatta (produzione Atelier Franco Bucci, 2006) è una razza con preziosa codina di perle snodabile che vibra a ogni movimento, il Tavolo Milos (2017) traduce in scala domestica il profilo dell’isola greca insieme alla sua storia, in un intreccio tra la cultura artistica alta, evocata nelle forme della celebre statua di Afrodite, e la cultura materiale dei pescatori e dei loro arnesi, le nasse.

Per la quantità e la qualità dei pezzi esposti, la mostra offre la possibilità di percorrere a diverse velocità le molte storie contenute in ogni progetto. Gli abiti, gli oggetti e gli spazi creati da Cinzia Ruggeri sono infatti luoghi da esplorare, da conoscere e in cui riconoscersi, attraverso il ritmo lento del pensiero e l’intelligenza immediata del corpo.

Cinzia Ruggeri. Cinzia says

MACRO — Museo d’Arte Contemporanea di Roma

14.04.22-28.08.22

https://www.museomacro.it/it/solo-multi-it/cinzia-ruggeri-cinzia-says/.

Figura 1: la règle du jeu?, 2019, Courtesy Archivio Cinzia Ruggeri, Milano; Galleria Federico Vavassori, Milano, Exhibition view, MACRO, 2022 Ph. Piercarlo Quecchia, DSL Studio
Figura 2: Abito Ziggurat, collezione Cinzia Ruggeri Autunno/Inverno, 1984-85, Courtesy Archivio Cinzia Ruggeri, Milano, Exhibition view, MACRO, 2022 Ph. Piercarlo Quecchia, DSL Studio
Figura 3: Tavolo Milos, 2017 Courtesy Archivio Cinzia Ruggeri, Milano; Galleria Campoli Presti, Londra, Parigi Exhibition view, MACRO, 2022 Ph. Piercarlo Quecchia, DSL Studio
Figura 4: Exhibition view, MACRO, 2022 Ph. Piercarlo Quecchia, DSL Stduio
Figura 5: Cinzia Ruggeri con Hanif Jan Mohamed e Paolo Cremonesi, La Leggerezza del Peso, 1989 Courtesy Archivio Cinzia Ruggeri, Milano Exhibition view, MACRO, 2022 Ph. Piercarlo Quecchia, DSL Studio
Figura 6: Abito salame, 1989 Courtesy Archivio Cinzia Ruggeri, Milano; Galleria Federico Vavassori, Milano Ph. Santi Caleca