Internazionale Corazon è un progetto di arte pubblica nato dalla conoscenza di diversi gruppi di danza che utilizzano spazi pubblici delle città di Milano per allenarsi. Nei mezzanini delle metropolitane e del passante ferroviario così come nei parchi e in altri luoghi accessibili e riparati dalla pioggia, la comunità più presente è probabilmente quella latinoamericana, prevalentemente di origine boliviana e peruviana, che balla “caporales” e altri tipi di danze andine (Tulumayos, Festejo, Carapachos, Valicha, etc). L’incontro e l’amicizia con alcuni dei rappresentanti del gruppo dei “Sambos de Corazon” – formatosi 7 anni fa per volontà di un primo nucleo di ragazzi con esperienze personali e/o familiari di migrazione, al cui interno ora si allenano adolescenti latini e italiani – ci ha spinto a sviluppare un progetto che permettesse a più persone di intraprendere un percorso di conoscenza e scambio tra culture.
Nella prima parte del processo hanno preso parte i Sambos de Corazon e un gruppo di studenti loro coetanei del liceo artistico milanese: uno spazio “tra pari” in cui conoscere, studiare e contaminare codici visuali e di movimento, in un corto circuito tra tradizioni alloctone e contemporaneità indigene. Terzo protagonista del progetto è stato un territorio delimitato da Via Palmanova a Milano e il Naviglio Martesana, laboratorio a cielo aperto per esperimenti informali di multiculturalismo e meticciato simbolico.
Partendo dalle danze e dagli abiti tradizionali e rituali del Perù e della Bolivia, gli abiti e le danze sono stati reinventati dagli studenti in maniera sincretica e contaminata dai nuovi segni e simboli meticci che costituiscono il nostro nuovo paesaggio comune. Performance, laboratori aperti alla cittadinanza negli spazi pubblici del quartiere ha reso evidente e amplificato la contaminazione visivo-culturale già presente nella città, tra le forme tradizionali dei Sambos e i nuovi inserimenti che gli studenti hanno realizzato nel disegno, nel ricamo e nella danza.
Per la seconda fase del progetto l’artista Francesca Marconi con il supporto dell’associazione cure (creativity for urban and rural empowerment) ha realizzato nel mese di Aprile 2019 una residenza a La Paz e a Cochabamba in Bolivia, i progetti dell’abito disegnati a Milano, sono stati ricreati da un laboratorio di ricamo e cucito di costumi tradizionali. I costumi sono poi stati indossati da danzatori e performer locali.
Oggi i vestiti sono rientrati a Milano in via Padova e sono pronti per essere indossati e diventare i nuovi costumi tradizionali meticci del quartiere più etnico milanese.
Con questa fase l’artista è voluta arrivare alla radice delle relazioni sviluppate nel 2018 con la comunità Sud Americana, tornare da dove questi ragazzi sono partiti, e nello stesso tempo valorizzare il processo realizzato insieme qui, attraverso la creazione di due abiti/opera.
Un progetto di Francesca Marconi, Elena Dragonetti e Carlo Venegoni realizzato con la collaborazione del Liceo Artistico Caravaggio, Educational Art e il gruppo dei Sambos de Corazon, Sartoria Migrante “Senza Peli Sulla Lingua”, Serpica Naro, Super il Festival delle periferie, con il sostegno del programma “Lacittàintorno” di Fondazione Cariplo.